Rigenerazione urbana | Casi applicativi

Asti, giovani architetti ripensano la città

Si chiama «Architetture sottili». È l’iniziativa dell’ordine professionale astigiano, rivolta a progettisti under 40, che vuole migliorare la qualità di alcuni luoghi. Sedici i progetti in mostra. Per una città alla ricerca di identità.

Nel titolo «Architetture sottili. Piccoli interventi di agopuntura urbana» c’è praticamente tutto. Stiamo parlando di una serie di progetti di dimensioni ridotte, di riqualificazione degli spazi pubblici della città.
È ciò che avviene da qualche tempo ad Asti. Un risultato reso possibile dal lavoro dell’ordine degli architetti della città piemontese. Diciotto interventi (poi scesi a 16) che mettono a frutto l’impegno di una quarantina di giovani architetti under 40 di Asti e provincia. Piccoli interventi, su spazi rigorosamente pubblici, dal costo contenuto, ma in grado di rigenerare e migliorare diversi ambiti cittadini, che hanno urgente bisogno di qualità, funzionalità e bellezza.

ASTI E I PROGETTI

Tre gli obiettivi alla base dell’idea degli architetti locali. Primo, dimostrare che si può migliorare la città anche con una somma di azioni minime, purché non casuali, ma frutto di un progetto unitario.
Secondo, far comprendere a un largo pubblico come si possono risolvere i problemi delle nostre città. Terzo, far cogliere ai cittadini il ruolo che può avere la professione di architetto.
L’iniziativa segue un lavoro che da qualche tempo gli architetti astigiani stanno sviluppando per il rilancio della città, mettendo a confronto quanto accade nelle altre realtà italiane ed europee di dimensioni simili. Lo scorso anno, infatti, sempre l’ordine, ha organizzato AstiFest, il Festival dell’architettura astigiana: un’occasione per conoscere e comprendere come altre città europee hanno affrontato e risolto alcune criticità di fondo, puntando alla qualità dell’architettura e alla sostenibilità economica, sociale e ambientale degli interventi.

FOTO DI GRUPPO

«Architetture sottili» punta su operazioni di piccola taglia, a costi contenuti, che prendono le mosse dal coinvolgimento degli abitanti: un modo per cogliere la sostanza dei problemi vissuti dai cittadini e raccoglierne i suggerimenti.
La loro somma va a formare un repertorio di progetti che può rappresentare una base interessante di lavoro per l’amministrazione comunale, che vi potrà attingere per gli interventi che riterrà più urgenti e coerenti alla propria strategia.
Il concetto di agopuntura urbana esprime l’approccio che vede nel piccolo intervento puntuale e vissuto come proprio dagli abitanti, il veicolo per una rigenerazione che non ha bisogno di grandi sostegni, ma che è in grado di mobilitare risorse e determinare effetti a cascata importanti.

Il progetto sta volgendo alla conclusione, che avverrà a febbraio con un’iniziativa all’interno della quale saranno esposti i 16 progetti, tutti con un livello di elaborazione preliminare.
Nel ciclo di iniziative programmate, l’ordine ha organizzato una serie di incontri con progettisti di esperienza internazionale, anch’essi alle prese con il tema della rigenerazione urbana, come Mario Cucinella, Alesssandro Melis, Gonçalo Byrne e Joao Nunes.

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«L’idea di occuparci delle città in cui viviamo e lavoriamo – afferma Marco Pesce, della commissione Cultura dell’ordine degli architetti astigiano – nasce dalla volontà di ripensare Asti alla luce della crisi che da anni sta vivendo, avendo perso la sua identità industriale legata all’indotto Fiat. Da qui l’idea di ragionare sul suo futuro e su quello del suo territorio, a partire dall’ideazione del Festival dell’architettura, che si è svolto nel 2013, e che avrà una cadenza biennale, che diverrà un grande contenitore di idee e di iniziative. «Architetture sottili» sarà uno dei contenuti dell’edizione 2015. Abbiamo iniziato a settembre scorso ragionando su alcuni temi strategici: la grande piazza del Palio, i contenitori vuoti della città – come le caserme e le fabbriche – i brown fields e, infine, le fasce fluviali e le aree verdi. Abbiamo anche chiamato a partecipare 13 delegazioni europee e nazionali, provenienti da altrettanti contesti urbani simili a quello astigiano, che avevano risolto in modo positivo alcune criticità. E per un mese abbiamo ragionato attorno a questi temi. Dal ragionamento sviluppato, sono emersi gli asset su cui Asti dovrebbe puntare per risollevarsi. Purtroppo, manca ancora una visione e una regia pubblica dello sviluppo. Noi ci vogliamo inserire in questo vuoto».

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«Architetture sottili – afferma Elisabetta Gonella, anche lei dell’ordine degli architetti – rappresenta la volontà di ripensare alcuni luoghi pubblici dimenticati o male o poco utilizzati. Insomma, luoghi non espressi. Vogliamo dimostrare che con interventi minimali, del valore tutto compreso di 100 mila euro, è possibile rianimarli e viverli diversamente. E in questo percorso di rivisitazione, il dialogo con gli abitanti è un ingrediente fondamentale per la riuscita del progetto. Abbiamo quindi individuato le aree, avviato un confronto con l’amministrazione comunale, coinvolto i giovani architetti astigiani, iscritti e laureandi, individuato i temi, lavorato per circa cinque mesi e avviato un confronto con quattro architetti di esperienza internazionale all’interno di un workshop di tre giorni. Dopo la mostra, si proseguirà con iniziative culturali in ciascuno dei luoghi oggetto dei progetti di riqualificazione».

Asti, insomma, città laboratorio, di un esperimento di rigenerazione urbana che parte dal basso, con i giovani architetti come protagonisti e con il coinvolgimento dei cittadini e dei quartieri: un contributo importante per una trasformazione equilibrata e di qualità delle nostre città. Agopuntura urbana, quindi, come occasione di produzione di progetti sostenibili capaci di portare innovazione, autenticità, migliore vivibilità e benessere. (Pietro Mezzi)

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