Riqualificazione | Ex Officine Meccaniche Reggiane a Reggio Emilia

Ente locale investitore immobiliare per attivare l’occupazione

Nei vecchi stabilimenti, che per decenni hanno ospitato le attività delle ex Officine Meccaniche Reggiane, meglio conosciute come Le Reggiane, tra qualche tempo verranno ospitati centri di ricerca, servizi per giovani talenti, start-up e spin-off di nuove imprese. È il Parco dell’Innovazione, alla cui definizione concorrono il centro internazionale Loris Malaguzzi e il Tecnopolo.

Reggio Emilia volta pagina. La città emiliana smette definitivamente i panni di centro dell’industria meccanica per diventare luogo dell’innovazione produttiva e creativa di questa fase economica.

Vista esterna del capannone 17 del Parco dell’Innovazione di Reggio Emilia realizzato all’interno dell’ex Officine Meccaniche Reggiane (©Andrea Oliva Architetto).

Vista esterna del capannone 17 del Parco dell’Innovazione di Reggio Emilia realizzato all’interno dell’ex Officine Meccaniche Reggiane (©Andrea Oliva Architetto).

Nei vecchi stabilimenti, che per decenni hanno ospitato le attività delle ex Officine Meccaniche Reggiane, meglio conosciute come Le Reggiane, tra qualche tempo verranno ospitati centri di ricerca, servizi per giovani talenti, start-up e spin-off di nuove imprese. È il Parco dell’Innovazione, alla cui definizione concorrono il centro internazionale Loris Malaguzzi (laboratorio di ricerca del sistema educativo reggiano, aperto nel 2011) e il Tecnopolo (aperto nel 2013 e ospitato negli spazi del capannone numero 19): a questi due importanti presidi si aggiungerà, a breve, la riqualificazione di altri due capannoni, il 17 e il 18, che daranno vita a una piattaforma logistico-tecnologica capace di potenziare la collaborazione tra imprese e ricerca.

La facciata e un interno risistemato del capannone 19 che ospita il Tecnopolo (©Andrea Oliva Architetto; © Kai-Uwe Schulte-Bunert).

La facciata e un interno risistemato del capannone 19 che ospita il Tecnopolo (©Andrea Oliva Architetto; © Kai-Uwe Schulte-Bunert).

Ma in gioco c’è qualcosa di più. Da tempo, dal 2008, con l’indizione degli Stati generali della città, Reggio Emilia ha iniziato a costruire il suo futuro, per far diventare la città un luogo attrattivo per le risorse creative e per i giovani talenti. È un’operazione complessa quella che sta gestendo la società di trasformazione urbana Reggiane spa: una Stu partecipata dal Comune (70 per cento) e da Iren Rinnovabili (30 per cento), la quale ha acquistato dal privato circa un quarto dell’area delle ex Omr. A breve, sui due ex edifici industriali, sorgerà un moderno parco tecnologico, che potenzierà il sistema della conoscenza oggi gravitante attorno alle sedi universitarie e agli istituti tecnici superiori e che ambisce a diventare un punto di eccellenza nel sistema regionale della cosiddetta «rete alta tecnologia».
ex Officine Meccaniche Reggiane
«L’area dell’ex Reggiane – afferma l’assessore alla Rigenerazione e Qualità urbana del comune di Reggio Emilia, Alex Pratissoli – che occupa una vasta porzione del quartiere Santa Croce, compresa tra la linea ferroviaria, viale Ramazzini e il Campovolo e che nel suo complesso vale 250 mila metri quadrati, ha un significato simbolico importante: è un pezzo della città ereditata dal Novecento ed è la testimonianza del passaggio dal mondo agricolo a quello industriale. Tra poco tempo diverrà lo spazio delle opportunità, per un nuovo modello economico basato sulla società della conoscenza. Grazie ai fondi del Piano nazionale città, promosso dal ministero delle Infrastrutture e destinato alla rigenerazione delle aree urbane, Reggio Emilia ha usufruito di 11 milioni di euro per l’intervento sull’area nord dell’ex Officine, ai quali si sono aggiunti sei milioni e mezzo di euro provenienti dalla regione Emilia-Romagna e dai privati. In questa operazione, il contributo finanziario e di idee del Comune è stato determinante. L’ente locale si è trasformato in investitore immobiliare. Non per operazioni speculative o per proporre funzioni banali, ma con l’intento di riportare il lavoro là dove una volta, nella fabbrica del Novecento, si creava lavoro per migliaia di persone. Certo, oggi dobbiamo pensare ad attività moderne, che fanno i conti con la ricerca, l’innovazione tecnologica, la qualità e l’efficienza energetica».

La facciata e un interno risistemato del capannone 19 che ospita il Tecnopolo (©Andrea Oliva Architetto; © Kai-Uwe Schulte-Bunert).

La facciata e un interno risistemato del capannone 19 che ospita il Tecnopolo (©Andrea Oliva Architetto; © Kai-Uwe Schulte-Bunert).

Il progetto, che porta la firma degli architetti Andrea Oliva (e dello Studio Leaa di Luca Emanueli per le sistemazioni esterne) di Reggio Emilia, consiste nella realizzazione del Parco della Conoscenza, dell’Innovazione e della Creatività e avrà il suo centro fisico e il suo ingresso nel piazzale Europa riqualificato.
L’intervento si concentra su due capannoni, ma sarà anche il volano per rigenerare il quartiere Santa Croce, accrescendone la qualità e le relazioni urbane con la stazione storica e il centro cittadino. A questo risultato concorreranno anche le riqualificazioni di via dell’Aeronautica e di via Agosti e la riapertura del tratto storico di viale Ramazzini, collegamenti fondamentali per connettere l’area alla viabilità principale. Quest’ultimo, in particolare, diverrà il boulevard d’ingresso: la dorsale delle funzioni e degli spazi pubblici e la direttrice distributiva della viabilità. La riqualificazione di piazzale Europa genererà poi una nuova polarità urbana a nord della stazione ferroviaria.

Immagini di interni dei capannoni 17 e 18 ristrutturati (©Andrea Oliva Architetto).

Immagine di interni dei capannoni 17 e 18 ristrutturati (©Andrea Oliva Architetto).

«Il progetto di rifunzionalizzazione dei capannoni – afferma l’architetto Oliva, progettista degli interventi sui capannoni 17 e 18 – prevede una soluzione costruttiva innovativa che consiste nel progettare e realizzare un «edificio nell’edificio». Recuperata l’architettura storica attraverso un intervento conservativo, al suo interno verranno realizzati i nuovi edifici autonomi, implementabili e modulati secondo le esigenze dei futuri utilizzatori. Gli spazi sono personalizzabili, ad alta sostenibilità e dotati di tecnologie smart. In questo caso, e a differenza del Tecnolopolo, dove abbiamo puntato sul recupero conservativo dell’edificio, la progettazione dei due capannoni si è concentrata sull’importanza del contesto entro cui i due edifici storici si collocano, cercando di offrire un’immagine fortemente riconoscibile».

Dal punto di vista funzionale, i due edifici, una volta recuperati, ospiteranno attività differenti: il capannone 17 sarà la sede di attività di servizio alle aziende, il 18 ospiterà le aziende di grandi dimensioni che operano nei settori della meccanica, meccatronica e dell’alimentare, così come sono stati definiti nel masterplan e nel bando di concorso di progettazione del 2010-2011. Al piano terra sono previsti i laboratori per le attività di ricerca, ai piani superiori gli uffici delle aziende e i laboratori cosiddetti virtuali, oltre a sale per conferenze e formazione.

Immagine di interni dei capannoni 17 e 18 ristrutturati (©Andrea Oliva Architetto).

Immagine di interni dei capannoni 17 e 18 ristrutturati (©Andrea Oliva Architetto).

«Se stiamo ai dati di vendita degli spazi – afferma l’assessore Pratissoli – l’operazione sta riuscendo bene: gran parte dei laboratori e degli uffici è stata venduta ad aziende locali che operano in Italia e nel mondo. Nostro obiettivo è tenere alto il profilo delle aziende interessate a insediarsi qui. Pensiamo anche al riutilizzo temporaneo degli spazi e degli edifici esistenti: per esempio, il capannone numero 15, in ottime condizioni, di mille metriquadrati di superficie, potrebbe essere riutilizzato per eventi e attività musicali e teatrali. Oppure, si potrebbe pensare a forme di rigenerazione urbana di immobili dismessi anche al di fuori del perimetro dell’ex Omr, facendo intervenire le associazioni cittadine. Che è un po’ ciò che stiamo sperimentando proprio in questa fase».

Chi si dice ottimista circa il completamento dell’operazione del parco tecnologico nei tempi prefissati è Luca Torri, amministratore unico della società di trasformazione urbana Reggiane spa.

Immagine notturna del centro cittadino di Reggio Emilia: sulla destra il nuovo Parco dell’Innovazione (©Leaa Luca Emanueli Architetti).

Immagine notturna del centro cittadino di Reggio Emilia: sulla destra il nuovo Parco dell’Innovazione (©Leaa Luca Emanueli Architetti).

«I lavori dovranno terminare nella seconda metà del prossimo anno – aggiunge Torri -. I finanziamenti pubblici ci sono, quelli privati ammontano a 17 milioni di euro, frutto dei contratti di vendita degli spazi a oggi sottoscritti, che oggi sono arrivati a circa l’80 per cento del totale. Ciò significa che il messaggio che il Parco dell’Innovazione ha lanciato tempo fa, è stato raccolto dalle aziende reggiane e non solo da quelle. Hanno capito che qui sarà possibile realizzare la connessione necessaria tra attività di laboratorio, ricerca e innovazione e, quindi, aprirsi a nuovi mercati».

Se per il recupero dei capannoni sono stanziati circa 18 milioni di euro, per la riqualificazione del Centro di interscambio della mobilità e di piazzale Europa le risorse ammontano a circa due milioni e mezzo di euro di fondi regionali, la riapertura di viale Ramazzini costerà invece due milioni di euro di finanziamenti pubblici e privati, sette milioni e mezzo di euro sono invece i fondi messi a disposizione per realizzare i percorsi ciclabili e pedonali (tre milioni dalla Regione) e per la realizzazione del sottopasso di via Lama Golese (quattro milioni e mezzo di fondi privati).

Gli interventi. L’intervento edilizio sui due capannoni, dopo il restauro conservativo e il consolidamento delle murature e delle strutture in cemento armato, prevede la bonifica e la sostituzione del manto di copertura mediante pannelli sandwich in lamiera e l’installazione di pannelli fotovoltaici in copertura.
ex Officine Meccaniche Reggiane
La struttura è stata poi interessata da lavori di consolidamento sismico mediante irrigidimenti, controventature e interventi puntuali. I due edifici interni, quelli che ospiteranno gli spazi dei laboratori e degli uffici, saranno realizzati con un telaio in legno su più livelli, collegato ai corpi scala e agli ascensori comuni.
Le pareti esterne saranno realizzate a secco, con un pacchetto sandwich per l’isolamento termico e acustico, mentre le finiture saranno realizzate in pannelli di legno naturale trattato con oli e cere. Le finiture interne saranno in cartongesso o, in alcuni casi, realizzate con lastre in calcio silicato.
I serramenti esterni saranno in alluminio a taglio termico, con vetrocamera a bassa remissività. Le pavimentazioni degli spazi comuni saranno realizzate in calcestruzzo di tipo industriale ad alta portata (1.000 kg/mq), mentre quelli dei bagni saranno a base di resine epossidiche cementizie di colore chiaro; in alcuni casi, per permettere il passaggio degli impianti, si utilizzeranno pavimenti galleggianti in grés porcellanato laminato.
Ad oggi si sta provvedendo a bonificare il terreno, a consolidare le fondazioni, a eliminare i manti di copertura, lasciando a vista la struttura reticolare della copertura.

di Pietro Mezzi

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