Africa | Ferrovie, stadi e dighe

Interscambio commerciale tra Cina e Africa

Ci sono 2 mila imprese cinesi impiegate in 50 dei 54 Stati del continente e ci sono un paio di milioni d'imprenditori, manager, tecnici e lavoratori cinesi che si sono trasferiti in Africa.

La Cina si fa strada e l’Europa è tagliata fuori dall’Africa. La penetrazione cinese in Africa è caratterizzata da una serie di reti ferroviarie costruite a tempo di record con finanziamenti, tecnologia, ingegneri e mano d’opera inviati dalla Repubblica popolare. E su quei binari corrono centinaia di miliardi di dollari.

La Cina ha investito in Africa miliardi di dollari per assicurarsi le risorse naturali e le materie prime di cui ha bisogno, e affermare la sua influenza economica e politica sul continente africano. Il volume dell’intercambio commerciale tra Cina e Africa negli ultimi sei anni si è decuplicato, passando da 50,6 miliardi di dollari nel 2004 a 106,8 nel 2009, e ai 210 del 2013 con un incremento annuo del 33%.

La Cina ha investito in Africa miliardi di dollari per assicurarsi le risorse naturali e le materie prime di cui ha bisogno, e affermare la sua influenza economica e politica sul continente africano. Il volume dell’intercambio commerciale tra Cina e Africa negli ultimi sei anni si è decuplicato, passando da 50,6 miliardi di dollari nel 2004 a 106,8 nel 2009, e ai 210 del 2013 con un incremento annuo del 33%.

L’interscambio commerciale tra Cina e Africa l’anno scorso ha toccato i 210 miliardi di dollari, superiore a quello di Usa ed Europa; ci sono 2 mila imprese cinesi impiegale in 50 dei 54 Stati del continente e ci sono un paio di milioni di imprenditori, manager, tecnici e lavoratori cinesi che si sono trasferiti in Africa. La recente visita del premier Li Keqiang, per un tour in Etiopia, Nigeria, Angola e Kenya ha portato in dote prestiti per altri 10 miliardi e la promessa di condividere tecnologia (compresa quella per l’alta velocita) e di concedere agli africani interessi più alti sugli investimenti cinesi nella loro terra.

Li, inoltre, ha inaugurato l’autostrada tra la capitale dell’Etiopia Adis Abeba e Adama, 84 chilometri a sei corsie costati ai cinesi 709 milioni. Poi ha visto i piani per una linea ferroviaria leggera che decongestionerà il traffico di Addis Abeba, ha visitato i cantieri per un parco industriale sempre finanziati da Pechino e ha concluso la tappa con un discorso nel palazzo dell’Unione Africana, anche questo costruito a spese della Cina per costo di 200 milioni. In Nigeria, sotto gli occhi di li, la China Railway Construction ha firmato un accordo per una ferrovia di 1.385 chilometri del valore di 13 miliardi, con 22 stazioni. Anche in Kenya, ultima tappa del premier, i cinesi si sono offerti di costruire una linea ferroviaria tra Mombasa e il confine con l’Uganda.

L’avanzata cinese è stata favorita dal vuoto lasciato da gli europei con il crollo del Muro di Berlino, quando è partita la corsa verso Est. E Pechino, con la sua grande fame di materie prime, ha favorito la crescila dei Paesi africani dimenticali dall’Occidente.

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