Sono 31 i progetti preselezionatisu 248, di cui 19 per le reti elettriche, dieci per il gas, uno per il petrolio e uno per le «smartgrid».
La Commissione europea mette al centro l’Italia nel suo piano strategico di interconnessioni, che ha l’ambizione di ridisegnare le infrastrutture energetiche europee creando per la prima volta un continente collegato da Nord a Sud e da Est a Ovest.
Mai più, dice Bruxelles, paesi isolati o dipendenti da un’unica fonte di approvvigionamento, o colli di bottiglia che mettono un paese in ginocchio per un black-out.
I progetti promossi che vedono coinvolta l’Italia – tra cui anche il gasdotto Tap e l’interconnettoreItgi, ma non il South Stream che non è mai stato considerato prioritario dall’Ue – la allacciano infatti al Mediterraneo (Algeria, Grecia, Malta, Francia), all’Adriatico (Slovenia, Croazia, Montenegro), ai paesi transalpini (Francia, Svizzera, Austria).
Questo vuol dire anche il coinvolgimento di buona parte delle regioni italiane, dal Piemonte al Friuli, da Sicilia e Sardegna sino a Lombardia e Veneto passando per Marche, Emilia-Romagna, Abruzzo e Puglia. Sul piatto, una torta da 5,85 miliardi di euro per i prossimi sette anni, tramite la «Connecting Europe Facility». I soldi chiaramente non bastano, ma quello che la Commissione intende fare è offrire anche garanzie, attraverso la Bei e i «project bond», che facciano da effetto leva attirando gli investitori.
Perché sul tavolo, con l’etichetta «progetto d’interesse comunitario», Bruxelles mette anche una serie di agevolazioni: un’autorità nazionale unica per paese per le autorizzazioni, massimo 3 anni e mezzo di tempo per far partire i lavori, taglio dei costi amministrativi e procedure di consultazione con le comunità locali per evitare nuovi casi «Tav».
La Commissione ritiene infatti che molti dei progetti preselezionati non abbiano bisogno dei fondi Ue, ma più che altro delle altre agevolazioni messe in piedi. Per ricevere i finanziamenti, ogni singolo progetto dovrà presentare domanda e, solo dopo una valutazione del piano d’investimenti, arriveranno i fondi. Il primo bando è atteso a inizio 2014, poi ve ne sarà uno ogni anno, mentre la lista dei progetti prioritari sarà rivista e aggiornata ogni due a partire dal 2015.
Guenther Oettinger
commissario Ue all’Energia
«La maggioranza dei progetti energetici Ue d’interesse comune sarà realizzata nei prossimi anni. Dovrebbero quindi ricevere rapidamente l’ok di Consiglio e Parlamento Ue. Dobbiamo andare nella direzione auspicata dai big dell’energia europea, tra cui Enel ed Eni, che chiedono un cambio di politiche Ue».