Sono cinque le grandi imprese italiane in pista per la maxi-ferrovia da 20 miliardi di dollari in Oman.
A marzo il Sultanato di Muscat deciderà a chi affidare la gigantesca opera pubblica, la più grande mai realizzata nel Paese: una ferrovia nel deserto. Qualcosa come 2.200 chilometri di binari da costruire.
Un’opera dal costo impressionante: circa 20 miliardi di dollari, destinati a salire in corso di realizzazione. L’Italia è il Paese che partecipa alla gara con più consorzi.
In prima fila c’è addirittura l’Eni >> con il suo braccio di ingegneria e progettazione Saipem >> (assieme alla Rizzani de Eccher).
Un altro consorzio è capeggiato dalla Condotte Acque Potabili >> (la società idrica e ingegneria di proprietà della multiutilty Iren e del comune di Torino) e vede anche la partecipazione del gruppo Gavio >> (con la Itinera).
In gara c’è anche il colosso Salini-Impregilo >>, che ritroverà quindi il Gruppo Gavio (che partecipa attraverso Itinera), dopo lo scontro del 2013 per l’acquisizione di Impregilo.
A contendersi il mega appalto anche gli spagnoli di Fcc-Ferrovial e di Acciona, gli austriaci di Strabag, i tedeschi di Bau, i francesi di Vinci, i cinesi di China Raiiway e i coreani di Daewoo.
Quello che è andato in appalto ora è un primo lotto: circa 200 chilometri di ferrovia tra la città di Sohar, sulla costa a nord della capitale, fino a raggiungere Buraimi, nell’entroterra, al confine con gli Emirati.
Il costo di questo primo intervento è di circa 3 miliardi. Questa prima gara ha una forte valenza strategica perché chi si aggiudica il primo appalto, poi mette una seria ipoteca su tutti gli altri che seguiranno.